Come genitori cattolici siamo “amareggiati” dalle parole della CEI contro una legge sui reati omotransfobici
Lettera al direttore di Avvenire dai genitori Corrado e Michela Contini del Gruppo Davide di Parma
Gentile Direttore, come cristiani, suoi lettori e genitori di un ragazzo gay partecipanti alla Rete nazionale “3 volte genitori”, scriviamo perché fortemente amareggiati dall’ampio risalto dato da Avvenire di oggi ai commenti tutti monodirezionali riguardanti il comunicato della Presidenza della CEI in cui si afferma che “non serve una nuova legge contro i reati di omotransfobia”.
Amareggiati perché si paventa la minaccia di “derive liberticide” quando ancora la legge è in bozza di discussione mentre, per contro, si prevede espressamente che l’estensione della legge Mancino è solo relativa all’incitamento allodio e alla violenza agita, non alla espressione di idee .
Amareggiati perché affermando che “in questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni”, si chiude gli occhi di fronte alla realtà, di persone, di nostri figli, bullizzati, picchiati, violentati, talora uccisi, solo perché ritrovati abbracciati.
Una realtà che ci fa dire nella sua crudezza che si tratta di una condizione di particolare vulnerabilità sociale che va assolutamente riconosciuta e che per questo necessita di una tutela rafforzata.
Amareggiati perché proponendo un ”impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione”, non si dà per nulla credito al fatto che la formazione di un popolo si possa fare e si faccia anche attraverso le leggi (vedi Unioni Civili)!!
Amareggiati perché abbiamo visto in questo comunicato una intrusione ”a gamba tesa” nei tempi e nei modi, in quello che è per la nostra Costituzione ed il nostro sentire di laici, il luogo deputato alla formazione delle leggi che regolano la civile convivenza e cioè il dibattito parlamentare.
Quando mai arriverà una richiesta di scuse e di perdono da parte della CEI per i secoli di discriminazione, di negazione, di violenza spirituale e psicologica che questi nostri figli e figlie hanno subito e anche per gli allontanamenti da enti ecclesiastici o di ispirazione cristiana per aver tenuto “nella vita privata un comportamento non conforme alla dottrina”?
Questo davvero sarebbe profetico, questo consolerebbe il nostro cuore e quello dei nostri figli, finalmente amati sulla misura del cuore di Cristo.
Corrado e Michela Contini del Gruppo Davide Parma