Il potere va in un senso, ma il mondo continua ad andare nella direzione opposta
Articolo di Tomás Eloy Martínez tratto da Internazionale, n.579 del 24 febbraio 2005
C’è stato un tempo, neanche tanto lontano, in cui del “sesso” non si parlava. Parole come “generare” e “concepire” erano vocaboli misteriosi e sconvenienti. Oggi tutto è cambiato, eppure le chiese e il potere politico non cessano di voler imporre “proibizioni” o “limiti” per condizionare le forme dell’amore. Da secoli il potere religioso e, spesso, anche quello civile vanno in questo senso, “ma il mondo continua ad andare fermamente nella direzione opposta”.
A metà degli anni cinquanta, vent’anni dopo la pubblicazione dell’Amante di lady Chatterley di D.H. Lawrence e del Tropico del cancro di Henry Miller, la parola “sesso” era ancora pronunciata a bassa voce.
Si considerava offensivo o di pessimo gusto vederla spuntare su giornali e riviste. Anche se il sesso era inevitabile, tutti si comportavano come se non esistesse. Ricordo i labirinti teologici in cui si addentravano i professori di religione quando dovevano spiegare il dogma di Pio IX secondo cui Maria, la madre di Dio, fu generata senza peccato originale. Generare e concepire erano vocaboli misteriosi all’epoca.
Per definirli si usavano sinonimi oscuri: procreare, fecondare, copulare. Il linguaggio era una pioggia, ma i sensi continuavano a essere un deserto. In quell’atmosfera di repressione fece irruzione lo zoologo americano Alfred Charles Kinsey, e con due libri mise tutto sottosopra. I tempi non erano dei migliori, perché la paranoia della guerra fredda era onnipresente: prima il comunismo e poi il sesso.
La caccia alle streghe guidata dal senatore McCarthy era al suo apice. Oggi, forse perché all’orizzonte si annunciano turbolenze molto simili, la figura di Kinsey torna al centro di un altro dibattito ideologico, tanto più insolito se si pensa che quei temi che cinquant’anni fa erano considerati crimini – omosessualità, masturbazione, aborto – sono oggi argomenti di cui si discute apertamente.
Dall’autunno del 2004 sono apparse varie opere su Kinsey: un intelligente romanzo di T.C. Boyle, Doctor Sex (Einaudi), che ricrea i primi anni dello scienziato in Indiana attraverso il racconto di un suo aiutante fittizio; il secondo passo, più importante, è stato fatto da Bill Condon (regista del raffinato Demoni e dei) con il film Kinsey, in cui il ricercatore è interpretato da Liam Neeson e sua moglie da Laura Linney.
Sia nel romanzo sia nel film si spiegano in dettaglio le tecniche d’intervista usate da Kinsey per ispirare subito fiducia, non lasciare trasparire pregiudizi e stimolare una confessione.
Anche se le interviste furono fatte con tutta l’attenzione e il rigore possibili per un campo ancora inesplorato, l’Enciclopedia britannica sostiene che i dati ottenuti non sono completamente affidabili. L’équipe di Kinsey annotava i risultati in una tabella a voci, ma spesso venivano a galla dettagli dell’intimità che non erano stati previsti dai ricercatori: l’immaginazione sessuale dell’essere umano sembrava illimitata.
Decine d’istituzioni religiose e leghe per la difesa della famiglia gridarono allo scandalo. Kinsey fu accusato di aver dato il via alla rivoluzione sessuale degli anni sessanta, di aver contribuito all’aumento dell’aids, degli abusi sessuali sui bambini, dell’incesto e della pornografia. L’avversione nei suoi confronti è tale che alla vigilia della prima di Kinsey (il film di Bill Condon) una commentatrice televisiva ha lanciato senza successo un appello al boicottaggio delle sale.
Forse qualcuno le ha spiegato che, per i paradossi della schizofrenia, il film era prodotto dalla Fox Searchlight, cioè una delle aziende del conservatore Rupert Murdoch, che è tra i maggiori donatori delle campagne contro l’aborto e il finanziatore decisivo della rielezione di George W. Bush.
Decenza e purezza
[…] È così che un personaggio (Kinsey) dimenticato e marginale della scienza, che l’Enciclopedia britannica liquida in una ventina di righe, sembra destinato a scatenare di nuovo un dibattito culturale simile a quello provocato dai suoi due unici libri, poco dopo la seconda guerra mondiale. Il suo primo libro, Il comportamento sessuale nell’uomo (Bompiani), pubblicato nel 1948 e conosciuto come “rapporto Kinsey” ebbe grande successo. Anche se era prevalentemente un’opera statistica intercalata da interviste e confessioni, nei primi tre mesi il libro vendette 200mila copie.
Cinque anni dopo il secondo libro, dedicato alle donne, sollevò un polverone ancora più grosso. Il reverendo Billy Graham, indignato, dichiarò che Kinsey si era dimenticato di intervistare “le cristiane di questo paese, che costruiscono la loro vita con virtù, decenza e purezza”.
A un paio di settimane dalla prima del film Kinsey, Bush ha convocato i senatori e ha detto che, se volevano difendere cause come la pena di morte contro l’aborto e la tolleranza zero rispetto ai matrimoni gay, era arrivato il momento.
I tempi che corrono sono segnati da proibizioni e repressione, ma la specie umana non accetta di essere privata di diritti già conquistati. Il potere va in un senso, ma il mondo continua ad andare fermamente nella direzione opposta.