L’amore sconfinato di una madre con un figlio gay e la risposta del Santo Padre
Rifessioni di Roberto Stevanato del Gruppo TuttiFiglidiDio di Mestre, un genitore che ha partecipato con La tenda di Gionata all’udienza di Papa Francesco il 16 settembre 2020
L’amore di una mamma non ha confini. L’abbiamo sperimentato tutti: quell’accorato appello al Papa della mamma di un ragazzo omosessuale e quelle poche parole di risposta del Santo Padre sono rimbalzate di giornale in giornale, di Paese in Paese sino ad oltrepassare gli oceani. Potenza dell’amore materno!
“Ogni uomo e ogni donna sono figli di Dio e Dio li ama e la Chiesa deve amare ogni uomo e ogni donna”
Le parole del Papa sono di grande apertura e di consolazione per quei genitori – tanti, molti di più di quanto si possa pensare – che di fronte al coming out dl figlio/a si sono trovati ad un bivio: continuare a riversare il loro amore nel figlio/a ignorando – e di fatto allontanando – la Chiesa che considera questi nostri figli deviati, viziosi, ammalati, oppure seguire supinamente una certa dottrina e disconoscere il figlio/a degenere?
Noi genitori cattolici di figli omoaffettivi abbiamo individuato una terza via, certamente più difficile da seguire, ma proprio per questo più stimolante: operare all’interno della Chiesa per percorrere, assieme ad essa, una nuova via di conversione, perché queste nostre creature sono figli di Dio, il quale così li ha creati e così come sono devono essere accettati, anzi devono divenire parte integrante della Chiesa stessa e quindi della Società civile.
Una strada difficile, in salita, irta di ostacoli e opposizioni, ma che la straordinaria forza dell’amore materno riuscirà a percorrere sino al traguardo della piena e incondizionata accoglienza.
Perché, come ci ha detto un altro grande Papa, Dio è padre e madre e a maggiore ragione non può non amare TUTTI i suoi figli.