Le unioni omosessuali nell’Europa premoderna
Riflessioni del teologo moralista e sacerdote spagnolo Benjamín Forcano tratte da “la realidad toma la palabra” pubblicato su Exodo, n. 85 del 5 dicembre 2006, liberamente tradotte da Pina
Iniziamo la pubblicazione, a puntate, di un lungo e articolato intervento del teologo moralista e sacerdote spagnolo Benjamín Forcano in cui riflette sui matrimoni omosessuali, “un tema che prontamente ci spaventa” anche se “la sua esistenza è stata una costante”. Ma oggi “la realtà dei soggetti sofferenti si è fatta parola, è stata ascoltata, ha dato origine a dibattiti, discussioni e ha costretto a ripensare al mondo ereditato”.
Ma “per coloro che sono abituati a rifiutare le unioni tra persone dello stesso sesso, risulterà difficile capire che queste non sono una strana aberrazione nella tradizione occidentale”. Scopriamo perchè!
La realtà prende la parola
Mi riferisco, naturalmente, alla realtà umana, perché la realtà omosessuale è sempre stata umana. Da sempre, in quasi tutti i popoli e culture, è esistita questa realtà, benché non in tutte sia stato identico il modo di valutarla. Ci imbattiamo, qui, in un tema che prontamente ci spaventa. La sua esistenza è stata una costante, nondimeno sono stati molti i secoli di buio e di dolore. Finalmente, sembra spuntare una luce nuova che la studia e riconosce.
E’ certo che la cultura ereditata e dominante determina in gran parte i comportamenti della società. Ma, cosa è accaduto perché oggi, a poca distanza dal passato, si comincino a vedere le cose in un altro modo?
La società spagnola – e il resto del mondo – si è divisa intorno al tema del matrimonio omosessuale: gli uni a favore, gli altri contro. Il sostrato di questa divisione è nella cultura che racchiude in sé due diversi modi di percepire e comprendere. La divisione era latente, è andata crescendo, ma è adesso che lo studio storico e l’evoluzione culturale hanno permesso la sua rivelazione pubblica.
La realtà dei soggetti sofferenti si è fatta parola, è stata ascoltata, ha dato origine a dibattiti, discussioni e ha costretto a ripensare al mondo ereditato. L’effetto del confronto, tante volte esercitato negativamente nella storia, scompare se si cambia la causa culturale che lo produce. Non ci sono conflitti senza idee che li sostengano.
Fortunatamente, il clima di una maggiore libertà e pluralità, gli studi storici e scientifici, ci han fatto uscire dal rifiuto reciproco e dal dogmatismo per avviarci all’ascolto vicendevole e al dialogo. E’ il momento dell’incontro, dell’ascolto e della comprensione, della riflessione e del rispetto attivo verso le ragioni dell’altro. La verità è di tutti e tra tutti deve essere stabilita.
La pratica dell’omosessualita’ nell’europa premoderna
So che molti saranno sorpresi da questo riferimento e, naturalmente, manifesteranno un rifiuto immediato. Ma è necessario alludere ad esso poiché è rigorosamente storico e serve a correggere l’immagine dogmatica dell’omosessualità sempre proibita dal Cristianesimo.
Rettificare questo punto, ci è stato detto con parole ufficiali, vorrebbe dire piegarsi, come mai prima d’ora, ad uno dei punti chiave della tradizione cristiana. Il tradimento alla Bibbia, alla Tradizione e al Magistero avrebbe, qui, il suo massimo grado di prostrazione.
Quasi come preambolo imprescindibile, considero importante registrare l’indagine realizzata da John Boswell – 12 anni di lavoro pubblicato nei suoi due volumi “La Boda de las Semejanzas” (ndr il titolo originale inglese è “Same-sex unions in Pre Modern Europe” del 1995), in un totale di 606 pagine (Muchnik Editore).
John Boswell, supportato da fonti documentarie straordinarie, presenta una tesi da brividi: “La Chiesa primitiva (dal VI al XIII secolo) non solo era tollerante verso le relazioni d’amore ed erotiche tra uomini, ma le celebrava solennemente mediante cerimonie”. Espongo alcuni dei suoi punti fondamentali.
Un lettore moderno ha una preoccupazione praticamente ossessiva per l’amore romantico e le regole dell’unione nelle società antiche. Ma pochissime delle culture premoderne sarebbero d’accordo nell’ammettere che “il fine di un uomo è amare una donna e quello di una donna è amare un uomo”, ciò sarebbe una poverissima misura del valore umano. Allo stesso modo, il lettore moderno ritiene, quasi universalmente, che l’amore romantico vada unito inestricabilmente al matrimonio, cosa che si rivela essere un errore storico.
Nell’Occidente moderno è notevole l’orrore dinanzi all’omosessualità, a partire soprattutto dal XIV secolo. Poche culture hanno trasformato l’omosessualità in quel tabù morale, primario e singolare che è stato per la società occidentale “il peccato innominabile”, “il vizio ignominioso”, “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”.
La grandezza di questa ripulsione arriva a considerare gli atti omosessuali più orribili dello stesso omicidio, del matricidio, dell’abuso di minori, dell’incesto, cannibalismo, genocidio e anche deicidio, giacché questi sono menzionabili, mentre gli atti omosessuali non lo sono ed esprimono una categoria morale inferiore. Per la loro condizione di tabù, gli atti in questione non erano nominati né analizzati: erano i peccati peggiori.
Le unioni liturgiche tra persone dello stesso sesso sono storicamente innegabili, anche se la società occidentale propenda, in termini generali, ad escluderle pensando che il matrimonio sia essenzialmente unione tra maschio e femmina. Per coloro che sono abituati a rifiutare le unioni tra persone dello stesso sesso, risulterà difficile capire che queste non sono una strana aberrazione nella tradizione occidentale.
Nell’indagine di Boswell troviamo alcune chiavi per la comprensione del tema.
1. Il matrimonio non viene dichiarato sacramento fino al XIII secolo
Prima dell’anno 1000, la benedizione (ecclesiastica) di un matrimonio contratto in maniera laica era considerata un favore. La Chiesa non ostacolava le nozze, la cerimonia ecclesiastica era vista come un semplice corollario del matrimonio pubblico, cosa che dava luogo ad una grande flessibilità di forme rituali e differenze regionali. Gli esseri umani delle società cristiane si sposavano, ma seguivano i costumi etnici antichi, alcuni equivalenti alle leggi romane e dalle quali derivò il diritto della Chiesa.
Nel Medioevo, il matrimonio non avveniva precisamente per amore, quantunque esistesse una connessione tra l’una e l’altra cosa. Si accettò il concubinato, anche se di malavoglia e il divorzio era comune. Si ufficializzò il divorzio e il nuovo matrimonio dopo la morte di un coniuge.
Solo in seguito i primi teologi iniziarono a proibirli ed essi stessi, con i canonisti, si sforzarono, in certa misura, nell’esortare il basso ceto a considerare il matrimonio eterosessuale come l’unica relazione erotica legittima tra un uomo e una donna e che questi dovevano contrarlo mediante un patto esclusivo e permanente.
Di fatto, la Chiesa dovette attendere fino al IV Concilio Lateranense (1215) per dichiarare il matrimonio “sacramento” ed elaborare regole canoniche nella maniera di celebrarlo.
2. La cerimonia di unione avviene tra persone dello stesso sesso
La cerimonia di unione tra persone dello stesso sesso “è accertata avvenire nelle raccolte manoscritte di tutto il mondo cristiano – dall’Italia all’isola di Patmos e al monastero di Santa Caterina sul monte Sinai – e si trova in alcuni dei manoscritti liturgici greci più antichi di cui si abbia notizia. Tuttavia, nell’epoca in cui questi manuali furono dati alle stampe, il pregiudizio contro qualsiasi forma di interazione tra persone dello stesso sesso era molto pronunciato in Occidente.
Nel corso del XII secolo, epoca di fioritura di funzioni matrimoniali liturgiche, la cerimonia si trasformò in un rito completo durante il quale si accendevano le candele, entrambe le persone ponevano le mani sul Vangelo, univano la destra, le mani erano legate con la stola del sacerdote oppure con essa si coprivano entrambe le teste, oltre a comprendere una litania introduttiva (come quella di Barberini), l’incoronazione, la preghiera del Signore, la Comunione, un bacio e, a volte, un giro intorno all’altare. La cosa più probabile è che queste cerimonie si sviluppassero attraverso l’incremento della pratica locale e dei singoli eloquenti sacerdoti.
La cerimonia aveva luogo in un’ampia varietà di contesti, ma il più diffuso, con molta differenza, era quello del matrimonio, generalmente nel seguente ordine: promesse di matrimoni eterosessuali, cerimonia di un primo matrimonio eterosessuale, cerimonia di un secondo matrimonio eterosessuale (un rito diverso, con minore enfasi nella procreazione) e rito di unione tra persone dello stesso sesso.
Nel 30% circa dei manoscritti consultati per questo studio, il matrimonio eterosessuale appare immediatamente prima o immediatamente dopo della cerimonia di unione tra individui dello stesso sesso (Cfr. “Il Matrimonio della Somiglianza”, pp. 321-323).
Bisogna evidenziare tre elementi importanti in questa cerimonia: 1) viene celebrata un’unione volontaria e piena di emozione tra due persone; 2) la cerimonia è omosessuale nel senso più ovvio di questa parola (di un solo sesso); 3) è molto difficile rispondere se lo fosse anche in senso erotico, come nel caso di coppie eterosessuali senza figli: “Il vivere insieme per un lungo tempo e il condividere un focolare furono fattori decisivi in una coppia composta da un uomo ed una donna nel proprio contesto sociale concreto (cioè tra vicini, amici e parenti), avessero o meno dei figli o avessero o meno partecipato ad un servizio religioso nella Chiesa.
E nel caso della cerimonia di unione tra persone dello stesso sesso è più probabile che, agli occhi dei cristiani del tempo, il fatto che entrambe le persone stessero dinanzi all’altare con le mani unite (simbolo tradizionale del matrimonio), che fossero benedette dal sacerdote, condividessero la comunione o offrissero, poi, un banchetto alla famiglia e agli amici – tutto ciò, parte dell’unione tra individui dello stesso sesso nel Medioevo – aveva il significato di matrimonio” (Idem, pp. 327-330).
Tutto ciò ci dice che, per quanto sembri inattesa ed inquietante, l’antica cerimonia cristiana di unione tra persone dello stesso sesso, che aveva luogo nelle Chiese ed era officiata da sacerdoti, è innegabile.
Un fatto nuovo: l’ossessione verso l’omosessualità
“A partire dal XIV secolo “, scrive Boswell, “l’Europa occidentale fu dominata da una furiosa ossessione verso l’omosessualità”, considerata come il più orribile dei peccati” (Idem, p. 447).
Si iniziò a considerare l’unione tra persone dello stesso sesso come sospettose e, in molti luoghi, furono proibite e punite con il carcere e la pena capitale. L’evoluzione verso la proibizione e la scomparsa fu molto lenta, giacché si trattava di un antico rituale, molto radicato, e che, nonostante tutto, continuava ad essere praticato in tante parti con la stessa naturalezza del matrimonio eterosessuale. Più che argomenti contrari, operava una specie di ripulsione viscerale e, in virtù di essa, le cerimonie furono a poco a poco impedite e nei rituali liturgici si osservavano foglie strappate, mutilate e deformate.
D’altra parte, fino a tempi relativamente recenti, la maggior parte degli antropologi si è coperta gli occhi per non analizzare questi fatti storici, che sembravano loro sconcertanti, e hanno innalzato barriere di fumo che oscuravano i loro aspetti più inquietanti. A partire dalla fine del XX secolo, “Gli studiosi non possono ormai non tener conto di un’indagine sociale seria sulla base dell’ipotesi, morale o empiricamente sbagliata, che i sentimenti o la condotta omosessuale siano “anormali”, peculiari o intrinsecamente improbabili.
All’inizio del XX secolo era comune in Europa affermare che esistevano culture che non implicavano l’erotismo tra individui dello stesso sesso; i progressi della scienza degli anni ’40 e ’50 le indebolirono e, attualmente, i sociologi le considerano con scetticismo e solo come prova di un modello culturale insolito, che richiede una verifica davvero profonda.
Tuttavia, gran parte dei dati antropologici accumulati prima delle ultime decadi recano impresso, e in forma molto visibile, il segno della morigeratezza, dell’ignoranza o la reticenza verso questo tema e, spesso, danno l’impressione che nelle culture non industriali l’omosessualità fosse sconosciuta” (Idem, pp. 464, 465).
Sebbene non sia facile, poiché è andato esaurito, raccomando ai lettori di avvicinarsi alle 114 pagine dell’opera di Boswell, che raccolgono 18 TESTI , con una rigorosa annotazione dei Documenti in cui appaiono, e verificare in essi lo sviluppo della cerimonia matrimoniale tra persone dello stesso sesso: il modo in cui vengono ricevute dal sacerdote, dove si mettono coloro che si uniscono, i gesti che gli uni e gli altri fanno, le letture, orazioni, inni o salmi che recitano, ecc. ecc.
Testo originale
La realidad toma la palabra