Les infidèles. Rifiutare l’altro, rifiutare noi stessi
Intervista di Jean Zaganiaris tratta dal sito Observatoire Des Transidentités (Francia), 10 giugno 2012, liberamente tradotta da Marco Galvagno
Autore di una “Mélancholie arabe” (ed. Seuil, 2008) e “Le jour du roi” (ed. Seuil, 2012). Abdellah Taia ha appena pubblicato (in Francia) il suo ultimo romanzo “Les infidèles” nell’edizione Seuil. Abdellah Taia è uno scrittore conosciuto per aver fatto coming out in Marocco e per aver rivendicato pubblicamente la propria omosessualità.
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Qual è l’argomento del suo romanzo?
Il mio nuovo libro si chiama “Les Infidèles” è appena uscito in Francia, e tra poco uscirà in Marocco. Parla di una madre marocchina di nome Selima che fa la prostituta a Salé e accetta pienamemente la sua condizione. Porta sulle spalle tutte le contraddizioni e le frustrazioni dei marocchini.
Ha un figlio Jalal, il quale non si vergogna della madre, é con lei e in lei. Sono un unico cuore, un corpo solo e un’anima sola. Nonostante siano paria e debbano affrontare il rifiuto della società, resistono. A modo loro.
La politica condotta dal re Hassan II negli anni 80 li separerà. Li obbligherà a prospettare il loro futuro separati. Essere contro il Marocco. Rifiutare il Marocco. Durante questa trasformazione un legame forte rimarrà tra loro: l’islam. Sono considerati impuri dagli altri, ma questo non impedirà loro, nel corso del libro di coltivare un rapporto libero con i simboli della cultura musulmana nello spazio e nell’immaginario arabi. E quando dico “libero” voglio dire trasgressivo. Il libro li condurrà in zone in cui la comprensione finisce e in cui la fusione con l’altro da sé ( il cielo, un profeta, un ‘icona del cinema mondiale, una canzone) diventano un ‘urgenza vitale. La fine rimanda all’inizio e questo eterno ritorno delle cose, dei nostri errori, della nostra incapacità ad essere liberi sulla terra, è una delle mie più grandi ossessioni.
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Quali sono le ragioni che l’hanno portata a scrivere sui transgender?
Scrivere significa mescolare tutto, mescolarsi, evaporare nell’altro, negli altri, nella stessa luce che ci ha dato la luce. Sono un gay dichiarato, ma non posso vivere la mia omosessualità unicamente con omosessuali. Il rapporto con l’altro (mia madre, le mie amiche, il mio fratello maggiore, i miei nemici) perfino quando l’altro continua a rifiutarmi, è molto importante ai miei occhi, non posso farne a meno.
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C’è un messaggio che vuole far passare sull’identità trans?
Un messaggio? Siamo tutti il frutto di un matrimonio esplosivo tra diverse culture e nature umane. Mi sembra evidente. é una cosa abbastanza facile da capire. Rifiutare l’altro che secondo noi non ci assomiglia è un enorme errore. Facendo così, in realtà, rifiutiamo noi stessi, ci uccidiamo.
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Come si situa nei confronti della queer theory?
Non conosco molto bene la queer theory, ma so che da qualche anno svolge un ruolo importante nello svegliare le coscienze e impedir loro a poco a poco di scivolare verso il fascismo.
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Questi corpi androgini di cui parla Khatibi ne “Le livre du sang ” (Il Libro del sangue) l’hanno ispirata quando ha scritto “Le jour du roi” (il giorno del re)?
Negli “Infidèles” il figlio si chiama Jalal. Non è affatto casuale. Questo integra le immagini di un film-mondo (Il fiume senza ritorno di Otto Preminger con la divina Marylin Monroe e Robert Mitchum) con la mia stessa scrittura, segue lo slancio amoroso rivoluzionario del grandissimo Jalal Dine Rumi. Bisogna rileggere questo grande sufi per vedere fino a che punto abbia precorso i tempi nell’andare al di là della barriera dei corpi, dei sessi e delle identità.
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Testo originale: Entretien avec Abdellah Taïa