Like a Virgin?
Riflessioni del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC-Il Cerchio il 23 dicembre 2016
La Vergine Maria è onnipresente nelle festività natalizie: dall’8 dicembre, ai Vangeli dell’Avvento, ai racconti del Natale, al presepe. Una carrellata di apparizioni non proprio immacolate. Specie per noi donne e persone LGBT.
Scrive il teologo asiatico Patrik S. Chen: “Per molte persone queer, Maria è simbolo dell’oppressione perpetrata dalla chiesa attraverso il celibato e la fobia del sesso“. E la teologa sudamericana Marcela Althaus-Reid aggiunge: “Il Vaticano è capace di vedere le lacrime nelle statue della Vergine Maria, ma non sa vedere nemmeno una traccia di sperma sulla sua veste”.
C’è urgente bisogno di aiutare la stessa Maria a fare “coming out” da questa Madonna Vergine Immacolata nella quale la teologia l’ha rinchiusa per secoli. E liberarci così dalla “casta” figura sinistra che castra le nostre sessualità altre. Infatti quante donne velate ha prodotto questa immagine! Quanti capi chini, sottomessi e obbedienti! Quante femminilità represse o tarpate sul nascere! Quante “Maddalene” condannate… dimentichi della storia non proprio illibata di Maria, fidanzata di Giuseppe e incinta di un “altro”. Nel Vangelo leggiamo: “Lo Spirito Santo verrà su di te e ti coprirà” (Luca 1,35). Ma che bella immagine erotica! Trovo sintomatico che non si veda questa palese eroticità del Vangelo. Al contrario si ribadisce con ossessione una fantomatica verginità di Maria: prima, durante e dopo il parto. Sintomo di una cecità che i Vangeli chiamerebbero “mancanza di fede”.
Facciamo un altro passo. Il teologo psicoterapeuta Eugen Drewermann ci ricorda che “di nascite verginali e di figli di Dio sono piene le tradizioni dei popoli“. Non è certo una prerogativa cristiana! E forse più che come dato storico è da considerare simbolo archetipico che viene dal profondo psichico. E non dimentichiamo che nei Vangeli si parla di fratelli e sorelle di Gesù. Tutti e quattro i gli evangelisti ne parlano: Marco 3,31; 6,3; Matteo 12,46; 13,55; Luca 8,19; Giovanni 7,3. Il biblista Mauro Pesce sottolinea: “In tutti i testi più antichi non troviamo mai frasi che mettano in dubbio la loro natura di veri fratelli e sorelle carnali di Gesù”.
Perché – ci chiediamo – in seguito questa memoria venne deformata e si inventò una improbabile e astorica verginità di Maria? Sempre Pesce scrive: “Un motivo per cui la teoria della nascita verginale ha finito per prevalere è il progressivo allontanamento del cristianesimo dalla matrice culturale ebraica che valutava positivamente la sessualità“. In effetti tra il II e il III secolo d.C. il cristianesimo si confrontò con la filosofia platonica e ne assunse alcuni principî che lo allontanarono via via dal pensiero biblico. Inoltre col “tragico” Editto di Milano (313 d.C.) il cristianesimo non solo venne tollerato, ma divenne l’arma politica di diffusione dell’Impero. E così si trasformò in una religione patriarcale, eterosessuale e oppressiva. Di conseguenza, scrive il teologo Robert E. Goss: “Le gerarchie della chiesa idealizzarono Maria e la trasformarono in un codice di comportamento sessuale oppressivo per le donne“. E – aggiunge Marcela Althaus-Reid – “il racconto del concepimento di Gesù divenne l’ideale di una donna senza vagina“.
Urge, quindi, recuperare la sessualità di Maria, liberandola dalla gabbia della “Vergine pura e illibata” nel quale la teologia patriarcale l’ha rinchiusa da secoli. Urge avere il coraggio di vedere dello sperma sulla sua veste. E soprattutto, urge rivalutarne l’utero e anche il clitoride. Solo così potremo rompere con una cultura patriarcale maschilista basata sull’economia della riproduzione e rivendicare un posto anche per sessualità altre. E i nostri occhi rivedranno non solo nella maternità, ma anche nel piacere sessuale la nascita del divino in noi. Questa è la fede cui ci invitano i racconti evangelici del Natale.
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.