Persone LGBT e chiesa cattolica: equazione senza risoluzione?
Articolo di David Gibson pubblicato sull’Huffington Post USA (Stati Uniti) il 23 maggio 2013, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quando il cardinale Timothy Dolan usò i talk show della domenica di Pasqua per dire che la Chiesa cattolica avrebbe fatto meglio ad accogliere gay e lesbiche, le sue affermazioni vennero salutate da un attivista come un “miracolo di Pasqua” e da un altro come un incoraggiante “primo passo.”
Ma, mesi dopo, non è ancora chiaro quale possa essere il secondo passo di questo processo, o anche se ci sia questo secondo passo. E ci sono segnali che le cose potranno solo complicarsi.
A partire da quel giorno di Pasqua, altri tre stati avevano approvato la legge sui matrimoni omosessuali e nel giugno 2013 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza sulle nozze gay che mette sotto i riflettori l’opposizione, gridata a pieni polmoni dai vescovi, ad un intero pacchetto di protezione civile per i gay e le lesbiche, riguardante in particolare il matrimonio.
Inoltre, mentre tra gli americani – e gli americani cattolici – cresce sempre di più l’accettazione dell’omosessualità e mentre aumentano anche gli oppositori, molto determinati, dei diritti dei gay, il conflitto a livello delle parrocchie sembra inevitabile. La difficile politica del “Don’t Ask/Don’t Tell” (“Non Chiedere/Non Dire”) che una volta permetteva ai gay e alle lesbiche cattolici di aderire alle posizioni della Chiesa si scontrano con la visibilità delle licenze o delle pubblicazioni di matrimonio.
Poco dopo i commenti del cardinale Dolan, per esempio, Nicholas Coppola rese pubblico il fatto di essere stato esautorato dalle sue responsabilità in una parrocchia di Long Island dopo la soffiata al vescovo locale, con una lettera anonima, del matrimonio di Coppola con un altro uomo. A Columbus, in Ohio, funzionari di un liceo cattolico hanno in aprile licenziando l’insegnante Carla Hale, dopo che qualcuno aveva notato che aveva fatto cenno alla sua partner lesbica nel necrologio della madre.
“Com’è licenziare una persona la cui vita o le cui abitudini non sono in accordo con l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica?” scrive Francis DeBernardo, direttore di New Ways Ministry, organizzazione che sostiene i gay e le lesbiche cattolici, dopo che due uomini sono stati rimossi dal loro incarico di direttori musicali della parrocchia perché gay. “Dove tracciare la linea di demarcazione?” si domanda un opinionista del National Catholic Reporter. “Si sarà licenziati se si è risposati senza un precedente annullamento? Oppure se non si va regolarmente a messa ogni domenica? O se si è protestanti e non si riconosce la struttura gerarchica cattolica?”
Nell’anno precedente a quello in cui ha scritto queste parole, ha notato recentemente DeBernardo, ci sono stati una dozzina di incidenti simili, in aggiunta agli episodi passati nei quali i figli di genitori gay sono stati espulsi dalle scuole cattoliche, o a casi in cui ai gay cattolici è stata negata la comunione al funerale della propria madre.
Secondo un certo numero di sacerdoti, molti dei quali hanno parlato in incognito per evitare di fomentare proteste, certi scontri preoccupano perché sono inevitabili.“Il fatto è che la situazione sta peggiorando,” ha detto il parroco di una grande parrocchia del Midwest che ha dovuto respingere le denunce contro una persona lesbica, membro del suo staff. Dal momento che le critiche diventano più insistenti, e i gay e le lesbiche cattolici hanno più visibilità, egli crede che le controversie che ne seguiranno richiederanno un duro pedaggio alla Chiesa. “Dobbiamo arrivare a qualche tipo di accomodamento pastorale” dice.
Un accomodamento siffatto è necessario, ha detto DeBernardo, anche perché il rovescio della medaglia dei licenziamenti di alto profilo è che moltissime parrocchie stanno invece accogliendo pubblicamente gay e lesbiche e sono così dei potenziali parafulmini. La lista di New Ways Ministry vanta ora più di 200 parrocchie (negli USA) gay-friendly, dalle 20 di un decennio fa.
Una di queste è St. Matthew a Baltimora, dove il parroco, Joe Muth, non solo ha iniziato un ministero per gay e lesbiche pochi anni fa, ma ha anche sostenuto, lo scorso autunno, dei parrocchiani che facevano pressione per un referendum in Maryland che legalizzasse le unioni gay – nonostante la forte opposizione dei vescovi.
Gay e lesbiche “sono semplicemente entrati nella vita quotidiana della Chiesa” a St. Matthew, ha detto padre Joe, cosa che egli crede assolutamente normale, ma aggiunge anche che questi sono consapevoli della loro delicata posizione, così hanno fatto uno sforzo mirato per raggiungere altri gruppi della parrocchia, e la parrocchia ha fatto sì di invitare agli incontri uno dei vescovi di Baltimora.
Il dialogo è senza prezzo, ha affermato, e ha ricevuto poche lamentele e proteste. Ma padre Joe ha anche dovuto cancellare il forum sponsorizzato dalla parrocchia sulla legge pro matrimoni gay, lo scorso anno, per ordine dell’arcivescovo di Baltimora William Lori.
Padre Joe ha anche affermato che, se alcuni dei suoi parrocchiani gay sposati secondo la nuova legge e i loro matrimoni diventassero di pubblico dominio, l’arcivescovo li potrebbe rimuovere dalle loro posizioni. “Probabilmente non avrei molta voce in capitolo. È così che vanno le cose.”
Di fatto, la natura composita delle risposte è parte del problema, dicono i difensori dei gay. “Non è che ci sia una caccia alle streghe là fuori” ha detto DeBernardo, “Ma ci sono cacciatori di streghe. … Per la maggior parte non penso che i vescovi seguano queste persone. Non creano la controversia, rispondono soltanto alla controversia.” Al momento non ci sono guide per aiutare i parroci e i parrocchiani che hanno a che fare con queste questioni, e non sembra esserci alcuno sforzo per sviluppare complessivamente la cosa.
Paul Check, a capo di Courage, un ministero approvato dalla Chiesa che incoraggia i gay cattolici a rimanere nel celibato, rifiuta di essere intervistato. Un portavoce della Conferenza Statunitense dei Vescovi ha spedito un questionario a cui ogni diocesi deve rispondere. Importanti ministeri diocesani per i gay e le lesbiche, come il Gay and Lesbian Outreach dell’arcidiocesi di Chicago, non hanno risposto alle richieste di commento.
Quando George Stephanopoulos dell’ABC ha cercato di chiedergli come esattamente la Chiesa potesse essere più accogliente verso i gay e le lesbiche cattolici, il cardinale Dolan ha confessato di non esserne sicuro: “Non so. Noi stiamo… ecco ci stiamo provando. Stiamo facendo del nostro meglio per provarci. Dobbiamo ascoltare la gente.” Quando più tardi Dolan ha postato sul suo blog la richiesta che tutti i peccatori che entrano in Chiesa si lavino le mani sporche prima di cena, un gruppo di attivisti gay si è presentato alla cattedrale di St. Patrick con le mani macchiate di inchiostro, per vedere se erano i benvenuti. Sono stati allontanati.
Risultato: anche se questo dialogo esiste, è improbabile che metta fine alle controversie. Ma i sostenitori di gay e lesbiche cattolici dicono che può essere l’unica strada da seguire per ora. “Per adesso è un processo passo per passo per aiutare la gente ad essere Chiesa” dice padre Joe: “Così è come la vedo io.”
Testo originale: Can Gay Catholics Find A Home In The Catholic Church?