Scoprire delle persone vicino a me mi ha salvato. La mia transizione verso Dio
Testimonianza* di Aparecida
Il mio nome è Aparecida. Ho toccato prima il fondo e da lì ho iniziato un nuovo percorso di vita. Ho dovuto affrontare la prostituzione e la strada, e ne sono uscita. A dodici anni sono andata via dalla mia famiglia perché non mi accettavano: per loro ero diversa, prima omosessuale poi transessuale.
Dopo qualche anno, qualcuno mi ha portato in Italia, ma dovevo ripagare il viaggio: quindicimila euro. Mi hanno fatto lavorare sulla strada, prima a Brescia, poi a Reggio Emilia. Non avevo mai pensato di cambiare, perché non sapevo di avere altre opportunità. Pensavo che il mio destino fosse segnato.
A un certo punto della mia vita, però, ho incontrato l’unità di strada di Rabbunì di Reggio Emilia, poi sono stata in una casa della Caritas, ho fatto un tirocinio e sono stata aiutata dal Progetto Rosemary.
Scoprire delle persone accanto a me mi ha fatto intuire che, forse, per me ci poteva essere una vita diversa. Quando ho iniziato a fare il tirocinio ho cominciato a cambiare la mia testa. Ho capito di avere dei diritti, che avrei potuto avere un lavoro, una vita tranquilla, senza pericoli e cose brutte.
Oggi la mia vita è cambiata tanto: non ho più il pensiero di tornare in strada, non ho più la paura di non riuscire a fare nulla di buono nella vita, perché oggi penso di avere più opportunità che possano aprirsi davanti a me.
Adesso sto avviando un percorso lavorativo, invio il curriculum online e vado di persona in agenzia. Andare di persona per me è importante, perché prima non avevo il coraggio di presentarmi di persona ai colloqui di lavoro: vivevo di notte e non avevo contatti con le persone “normali”. Ho ritrovato il coraggio di parlare con le persone che ho davanti a me. Posso affrontare la conversazione a testa alta, mentre prima non avevo questa forza, perché mi sentivo molto meno degli altri.
Mi fa star bene vivere in un posto tranquillo, dove non devo pagare cifre eccessive: prima pagavo 370 euro a settimana più la spesa. In questo momento sono tranquillissima perché ho delle persone che mi consigliano dove andare per fare il colloquio, ad esempio attraverso Winner Mestieri o altri enti.
Mi prendo più cura di me, preparo da mangiare per me, cucino quello che mi piace: riso e fagioli, la pasta col pesto… Durante la settimana faccio tante attività, come la scuola d’italiano, la palestra, anche il volontariato alla mensa Caritas una mattina alla settimana. Lì ho visto che ci sono tante persone che si danno da fare per aiutare altre persone che sono in strada, che non hanno abitazione, che non hanno da mangiare.
Prima pensavo di non avere fede, facevo fatica a credere. Ora è diverso: la Chiesa siamo noi. La Chiesa non è fatta di muri, ma siamo noi persone il tempio di Dio: Dio abita in me, in noi.
Avere Dio con me mi fa sentire allegra e felice.
* Testimonianza raccolta grazie agli amici di Reggio Emilia nell’ambito del progetto “Nati due volte”, con cui i volontari del Progetto Gionata vogliono raccontare i cammini di fede delle persone transgender e dei loro familiari. A maggio 2025, in occasione delle Veglie di preghiera per il superamento dell’omotransbifobia, alcune di queste storie saranno raccolte da La tenda di Gionata in un libretto a stampa gratuito che racconterà i percorsi di fede delle persone transgender, cattoliche e evangeliche, e dei loro familiari nelle diverse chiese. Una raccolta di testimonianze con cui vogliamo tessere un ponte di conoscenza tra questi due mondi spesso lontani, per contribuire a buttare giù muri e pregiudizi. Per leggere le testimonianze che abbiamo già raccolto clicca su https://www.gionata.org/tag/nati-due-volte/ . Se vuoi aggiungere la tua scrivi a tendadigionata@gmail.com PASSAparola