Il Cardinale Wilton Gregory: “Mi scuso con i cattolici LGBTQ+”
Testo del discorso tenuto dal Cardinale Gregory ai membri della comunità LGBTQ+ presso la Holy Trinity Catholic Church a Washington, D.C. il 22 gennaio 2025, pubblicato su Outreach.faith (Stati Uniti) il 28 gennaio 2025. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
La nostra fede è un dono prezioso, un dono che nessuno di noi può davvero meritare o comprendere fino in fondo. Ognuno di voi, guardando nel proprio cuore, può ricordare le persone e le circostanze che vi hanno guidato verso la fede cattolica.
Non a caso ho usato il verbo “guidato” al presente: il nostro cammino di fede non si ferma mai, prosegue fino a quando raggiungeremo il regno che il Padre ha preparato per ciascuno di noi.
La fede nasce dal buon esempio di genitori, nonni, insegnanti, coniugi, figli, vicini, sacerdoti e religiose che, con il loro modo di vivere, ci ispirano a credere, pregare e servire gli altri come fanno loro. Anche chi riceve il battesimo da bambino ha bisogno della testimonianza di chi lo circonda per scoprire e abbracciare davvero la fede che il sacramento ha piantato nel suo cuore.
Lo sappiamo bene, perché i bambini battezzati che crescono senza genitori o familiari che li guidano con dedizione spesso non riescono a vivere e realizzare appieno il dono della fede ricevuto nel battesimo.
Credo che la fede germogli nella nostra vita grazie al buon esempio delle persone che Dio ci mette accanto.
Il modo in cui abbiamo trattato le persone LGBTQ+ ha spesso causato loro lacrime e a molti di noi una profonda vergogna.
Questo Giubileo del 2025 ci invita a guardare alla speranza. In tutti questi 66 anni, non ho mai rimpianto di far parte di questa comunità cattolica di fede, anche se il mio cammino è stato costellato da momenti di incertezza e dubbio.
La fede non è mai un viaggio privo di ostacoli o deviazioni. Se qualcuno mi dicesse di non aver mai messo in discussione la propria fede, credo che non abbia mai davvero riflettuto sul dono che possiede.
Quale coppia non ha mai avuto momenti di dubbio sulla saggezza o sul senso della propria unione? Una delle domande che i giovani mi pongono più spesso è se io abbia mai avuto dubbi sulla mia fede. Anche in giovane età, hanno già compreso che la fede non è esente da sfide e momenti di incertezza. Posso dire con sincerità di averne avuti molti.
Il dono della fede non ci risparmia momenti di esitazione, dolore e interrogativi profondi. Ricorderete sicuramente la controversia che circondò la pubblicazione dell’autobiografia di Madre Teresa, in cui rivelava apertamente le lotte e i periodi di aridità spirituale che la segnarono lungo la sua straordinaria vita di santità.
Sembra che i veri credenti, le persone profondamente sante e persino i santi stessi attraversino spesso periodi di dubbio, paura e domande sul dono della fede, che tuttavia considerano così prezioso e coinvolgente.
Anche coloro che ispirano e glorificano la tradizione della Chiesa con la loro virtù eroica e la loro straordinaria santità affrontano lunghi periodi di dubbio e ansia. Per questo la mia fede non è mai stata scossa dai dubbi e dalle domande che mi sono posto. Tuttavia, continuo a provare dolore e imbarazzo per le immagini negative che tutte le comunità cristiane, inclusa la nostra, hanno dovuto affrontare negli ultimi decenni.
Ho sentito il dolore degli scandali che hanno toccato e seriamente danneggiato la Chiesa cattolica, e l’umiliazione che deriva dall’intolleranza e dal bigottismo che hanno colpito tutte le Chiese cristiane. Mi sono sentito profondamente ferito dall’esempio negativo che noi cattolici abbiamo dato al mondo con i nostri atteggiamenti sempre più duri gli uni verso gli altri, respingendo persone per il loro colore della pelle, il genere, l’orientamento sessuale, l’origine etnica o qualsiasi altra differenza.
I cattolici, da entrambe le parti dello spettro ideologico, hanno scagliato condanne crudeli e spietate contro chi non condivide la loro visione della Chiesa come l’unica valida. Questi scontri hanno portato molte persone, dentro e fuori dalla Chiesa, a rinunciare all’idea di far parte di una famiglia così disfunzionale.
Anche noi vescovi e sacerdoti abbiamo contribuito a portare vergogna a questa preziosa Chiesa di Cristo, con le nostre debolezze e la mancanza di coraggio e una leadership efficace di fronte ai peccati del clero.
Non c’è spazio per il bigottismo cristiano, alimentato dall’ignoranza e dalla mancanza di conoscenza di chi si definisce cristiano ma agisce in modo contrario ai principi fondamentali della maggior parte delle grandi tradizioni di fede.
Questi tempi mi sembrano così lontani dall’esperienza della Chiesa che ho conosciuto da bambino nella parrocchia del South Side di Chicago. Quella comunità mi affascinò con il suo amore per la verità e mi attirò al fonte battesimale.
Crescendo, ho scoperto che ogni epoca ha i suoi conflitti, disaccordi e controversie teologiche, che talvolta hanno condotto alla testimonianza estrema dei martiri.
Ma oggi viviamo in un mondo diverso, segnato dalla comunicazione istantanea e onnipresente. Ogni pensiero, opinione o accusa viene immediatamente diffuso, senza necessità di prove o fatti, rendendo il lavoro di evangelizzazione ancora più difficile. Questo è stato per me motivo di grande dolore.
Le divisioni tra le religioni del mondo sono un’altra fonte di sofferenza personale. Il dialogo ecumenico è un compito arduo, ma è il desiderio dello Spirito Santo, che aspira all’unità per cui Cristo stesso ha pregato la notte prima di morire per noi. Alcuni eventi degli ultimi anni hanno portato speranza nei cuori dei credenti, ma altrettanti ostacoli hanno reso il lavoro ancora più difficile.
Non ho mai dubitato di aver fatto la scelta giusta nel mio cammino di fede all’interno della Chiesa cattolica, ma sono profondamente turbato dalla condizione del mondo in cui la Chiesa deve testimoniare il Signore Risorto.
Mi scuso per non aver saputo incarnare la compassione di Cristo. Il modo in cui abbiamo trattato le persone LGBTQ+ ha causato loro dolore e ha portato vergogna a molti di noi. Chiedo perdono con tutto il cuore per le ferite che hanno allontanato tante persone dalla nostra famiglia, persone che appartengono a Dio tanto quanto me.
Mi scuso non solo per le azioni di chi in passato ha causato scandali e ferite, ma anche per la mia mancanza di coraggio nel portare guarigione e speranza. Perciò chiedo perdono.
*Wilton Daniel Gregory (Chicago, 7 dicembre 1947) è cardinale della chiesa cattolica e, dal 6 gennaio 2025, è arcivescovo emerito e amministratore apostolico di Washington (Stati Uniti).
Testo originale: Cardinal Wilton Gregory: I apologize to LGBTQ Catholics