La “Fiducia supplicans” è troppo prudente o è una rivoluzione?
Articolo di Christine Pedotti pubblicato sul sito Temoignage Chretien (Francia) il 4 gennaio 2024, liberamente tradotto da finesettimana.org
Alcuni giorni prima di Natale, papa Francesco ha suscitato la sorpresa con la pubblicazione da parte del potente dicastero per la Dottrina della fede, un tempo chiamato “Sant’Uffizio”, di una “Dichiarazione” sulla benedizione delle coppie irregolari e in particolare delle coppie dello stesso sesso. Troppo liberal per gli uni, troppo prudente per altri, il testo già delude, ma non è gesuiticamente dirompente e creativo?
Non c’è dubbio che c’entri proprio papa Francesco; è stato chiarito molto bene che Fiducia supplicans viene pubblicata con il suo pieno accordo. La sorpresa è grande, visto che la Chiesa cattolica si trova a metà di un processo sinodale che mira alla riforma della governance. Certo, molti documenti delle Chiese occidentali e in particolare della Chiesa di Germania chiedevano tale apertura. Ma nessuno si aspettava che il problema fosse regolamentato prima del termine del sinodo da un testo che si situa ad un livello elevato nella gerarchia delle norme della Chiesa.
Papa Francesco sembrava aver permesso questo tipo di benedizioni in una affermazione in ottobre, suscitando i dubbi di cardinali conservatori, rivolti alla Dottrina della fede, che aveva dato loro una risposta abbastanza alambiccata.
La Dichiarazione recente, benché piena di precauzioni di vario tipo, è chiara: la benedizione è possibile. Infatti, non è possibile confonderla con una celebrazione di matrimonio. Certo è chiara, ma quanto si gira attorno al problema!
È vero che si tratta, in via di massima, di dire l’opposto di ciò che è stato affermato per decenni. È uno dei più grandi problemi della Chiesa cattolica. La quale sostiene di non cambiare, poiché la verità che essa detiene è eterna e intangibile.
Per cui, quando modifica la propria posizione – cosa che di fatto succede spesso – deve fare strane contorsioni e arguzie intellettuali. È così che avviene per questa Dichiarazione. Fa passare il cammello dell’apertura e della tolleranza per la cruna dell’ago di una dottrina del matrimonio e della sessualità stretta, rigida e obsoleta.
Se le precauzioni di Fiducia supplicans sono numerose, il fatto principale è che due persone che si amano e si dichiarano in coppia sono una coppia e la Chiesa lo riconosce benedicendole – nel senso etimologico, “dice bene”. E questo colpisce duramente i conservatori di ogni tipo, a cominciare, in Francia, da coloro che, dieci anni fa, sostenevano che il “matrimonio per tutti” costituiva la più grande rottura antropologica a partire da Adamo ed Eva.
Ma non è nulla rispetto alla costernazione degli episcopati conservatori americani, di quelli dell’Europa dell’Est e soprattutto di quelli dell’Africa . Qui, molti sono i responsabili – o irresponsabili – cattolici che pronunciano la parola di scisma. Sui social si scopre perfino, qua o là, un parroco o addirittura un vescovo, che osa proporre di pregare per papa Francesco, affinché Dio lo richiami presto a sé.
Bisogna dire che, in un certo numero di Stati africani, l’omosessualità non è solo considerata immorale, ma è illegale e condannata. Su cinquantaquattro Stati, trentadue la condannano e due la puniscono con la morte, la Nigeria e la Mauritania. Colpisce la potente omofobia che si esprime nei messaggi dei diversi episcopati. Per lo meno, la Dichiarazione è profetica e non permette più di giustificare con un giudizio “divino” le disposizioni inique delle leggi civili.
Ciò che traspare inoltre – e non è anodino – è che questi discorsi sono sulla stessa linea di Vladimir Putin. Il quale reprime l’omosessualità ritenendo che sia una contaminazione venuta dall’Occidente decadente. È a questo punto che il testo del Vaticano cessa di essere una piccola storia cattolica per diventare il potente rivelatore di una enorme faglia geopolitica.
Più che mai, il campo della libertà e della democrazia appare ristretto di fronte a ciò che viene definito a torto il “Sud globale” – perché le linee di separazione sono più complesse. Sulle questioni di libertà personale, sull’accettazione delle società inclusive, l’America latina, da cui tra l’altro proviene papa
Francesco, è piuttosto all’avanguardia. Nove Stati vi hanno legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In totale, nel mondo, trentasei Stati, che contano quasi il 18% della popolazione mondiale, lo permettono. In Africa, si trova solo il Sudafrica e, in Asia, Taiwan e il Nepal. La decisione del Vaticano, anche se non si tratta di matrimonio ma di una benedizione, si inserisce quindi in questa logica di riconoscimento dei diritti delle perone nelle loro differenze.
Questa Dichiarazione contraddice anche l’idea che il cristianesimo sia sinonimo di conservatorismo. Infatti, la gran parte dei Paesi a maggioranza cristiana hanno accettato l’unione di persone dello stesso sesso. Resta da osservare la forza della rivolta che sembrano voler sollevare i vescovi africani. Ma, in ultima analisi, ad essere in gioco è la questione della libertà delle coscienze, che è il fondamento dell’organizzazione delle democrazie e degli Stati di diritto.
Testo originale: Déclaration Fiducia supplicans : révolte ou révolution?