Nuovi fenomeni: l’allontanamento dei giovani dalle religioni considerate omofobe
Articolo di Phil Zuckerman* pubblicato sul sito Psychology Today (Stati Uniti) il 21 luglio 2017, liberamente tradotto da Stefania Solivardi
Il numero di giovani americani, specialmente tra i venti e i trent’anni, che rifiuta la religione sta raggiungendo numeri da record. Prendiamo come esempio un recente sondaggio chiamato CIRP Freshman Survey, secondo il quale il 31% degli studenti universitari in America non è credente, mentre nel 1986 era solo il 10%. Secondo un altro studio, chiamato PEW Study, condotto nel 2014, mentre l’11% degli americani nati tra il 1928 e il 1945 non è credente, tra quelli nati tra il 1990 e il 1996 a non esserlo è un incredibile 36%. Dico “incredibile” perché una percentuale così alta di atei tra le persone di quell’età non si era mai vista.
Cosa sta succedendo?
Ci sono molti fattori coinvolti nell’allontanamento degli americani dalla religione: dall’aumento dell’uso di internet alle reazioni allo scandalo dei preti pedofili della Chiesa Cattolica, ma uno dei fattori più influenti è l’omosessualità.
In poche parole, i giovani americani sono la generazione meno omofoba nella storia del loro Paese, con una maggioranza schiacciante di millennials che accettano e sostengono l’omosessualità. E cosa vedono i loro occhi? Che la maggior parte delle religioni la condannano, e la ritengono sbagliata e peccaminosa. Di conseguenza, le religioni ostili a gay e lesbiche stanno perdendo membri a una velocità senza precedenti. I giovani americani si stanno allontanando da credenze e istituzioni che ritengono intolleranti, immorali e ciniche.
Un ragazzo di nome Larry mi ha spiegato quanto segue mentre stavo facendo ricerche sull’apostasia contemporanea in America: “La visione della Chiesa sull’omosessualità… è tipo… quest’uomo, Gesù Cristo, che voi tutti amate e venerate e portate così in alto, come fate a dirmi che un uomo che doveva vivere per l’amore e per la pace, e che quindi di base era un super hippy, non accettava un uomo perché amava un altro uomo, o una donna perché amava un’altra donna? E poi c’è stata un’elezione durante il mio terzo o quarto anno di superiori, e una delle proposte elettorali era il matrimonio omosessuale. Lì ho perso la testa. Alla chiesa della nostra città, St. Mark, qualcuno aveva affisso un cartellone con una proposta anti-gay. Ero arrabbiatissimo. Arrabbiatissimo. Mi sono alzato e me ne sono andato. Ero sul retro della chiesa, seduto, e ho pensato: ‘Io qui dentro non mi ci siedo’. Non avevo intenzione di ascoltare nessuna di quelle persone. Ero stufo, semplicemente stufo. Mio fratello mi è venuto a cercare circa venti minuti dopo e mi ha detto: ‘Che stai facendo? Torna dentro e siediti.’ Al che io ho risposto: ‘Fanc*lo! L’hai visto il cartellone laggiù? Non ci torno lì dentro. Queste persone sono intolleranti. Sono ipocrite’. Come ho detto, ero stufo”.
Larry è passato dall’essere un cattolico di nascita all’essere ateo. La retorica omofoba della sua Chiesa ha giocato un ruolo cruciale nella sua decisione.
Larry non è l’unico: la forte opposizione religiosa all’omosessualità ha fatto cambiare idea a moltissimi. Per fare un esempio molto chiaro, quando alcuni pastori luterani della Finlandia hanno fatto commenti omofobi durante un dibattito pubblico nel 2010, 30.000 finlandesi hanno abbandonato la Chiesa nazionale il giorno dopo.
Ci sono delle ricerche che dimostrano un forte legame tra l’essere credenti e l’essere omofobi. In media, più una persona è religiosa in termini di intensità di fede e partecipazione attiva in chiesa, più è probabile che sia omofoba, contro i matrimoni e i diritti LGBT, ecc.
Al contrario, più una persona è laica, più sarà propensa ad essere aperta, ad accettare l’omosessualità e a supportare i pari diritti. Non è quindi un caso che nei Paesi dove la religione è preponderante, specialmente in quelli a maggioranza islamica, la vita delle persone omosessuali sia impregnata di iniquità, mancanza di rispetto, molestie e pericolosa oppressione. Nei Paesi di stampo più laico, invece, le vite delle persone omosessuali sono più sicure, libere e relativamente più eque.
Tutto ciò è radicato nella differenza intrinseca tra la natura della morale laica e di quella religiosa. Per le persone fortemente credenti, la moralità risiede nell’obbedienza a una divinità magica, invisibile e onnipotente. Qualsiasi cosa comandi Dio, bisogna eseguirla. Se lo fai, verrai premiato in paradiso. Se non lo fai, verrai torturato all’inferno. È così e basta. Un orientamento etico che definirei a dir poco confuso.
Per le persone non credenti, la morale è qualcosa di completamente diverso: è empatia, compassione, evitare di fare del male o di far soffrire il prossimo, lotta per la giustizia e, in generale, trattare le persone come vorresti essere trattato tu, perché questi valori morali aumentano il benessere di tutti. Ci sforziamo di manifestarli non perché siamo obbligati, ma perché vogliamo farlo.
I credenti si affidano a un’autorità superiore ed esterna affinché dica loro cos’è giusto e cosa no, mentre le persone atee si affidano a se stesse, alla loro coscienza e alla loro comunità.
Il risultato di questi diversi orientamenti morali è chiaro se si analizzano i problemi contemporanei, tra cui l’omosessualità. Quando i credenti sentono parlare dei diritti delle persone omosessuali, cambiano discorso e iniziano a parlare di ciò che loro credono che un Dio abbia detto nelle Scritture antiche, punto.
Nell’Antico Testamento, san Paolo condanna gli omosessuali a 360°. Nel tentativo di seguire le antiche Scritture, i Cristiani più infervorati combattono attivamente per negare agli omosessuali il diritto di vivere in libertà, di sposare chi vogliono, di crescere bambini, di insegnare nelle scuole pubbliche, di avere una tutela legale dalle discriminazioni, ecc. Per farla breve, non sono né gentili né amorevoli. Ma è questo ciò che succede quando la “morale” di qualcuno si basa sull’obbedienza a un essere magico.
Le persone atee, invece, di fronte all’omosessualità si chiedono: che male c’è se una persona ne ama un’altra del suo stesso sesso? Nessuno. Fa soffrire qualcuno la negazione di diritti pieni e paritari? Sì, molte persone. È giusto negare a delle persone determinati diritti di cui noi godiamo? Certo che no. È giusto opprimere una parte della popolazione solo perché è diversa in maniera innocua? Certo che no.
E per quanto riguarda il trattare le persone come vorremmo essere trattati noi: così come noi, adulti consenzienti, vogliamo avere il diritto di sposare la persona che amiamo, il diritto di crescere e adottare dei figli, di essere legalmente tutelati dalle discriminazioni, ecc., anche chi ha un orientamento sessuale diverso dal nostro vuole lo stesso, e noi dobbiamo garantirglielo. È questa la logica della morale laica, che si basa sull’empatia, sulla compassione, sulla giustizia e sulla riflessione ponderata.
Più le forze delle religioni preponderanti, dai mullah fondamentalisti in Iran che uccidono i gay e le lesbiche, ai politici evangelici in America che combattono per negare i pari diritti agli omosessuali, trattano l’omosessualità come un abominio, più vedranno i loro giovani membri allontanarsi da loro legittimamente disgustati.
* Phil Zuckerman insegna sociologia e laicità al Pitzer College di Claremont, in California. È autore di Ateismo e laicità vol.1 (Ipermedium Libri, 2014) e Patria senza Dio. Cosa possono insegnarci sulla contentezza le nazioni meno religiose (Malcor D’, 2013).
Testo originale: Religion, Secularism, and Homophobia