Se Dio mi ha fatta così, va bene. Ho fiducia in lui e non ho paura
Testimonianza* di Florencia
Non ho avuto una vita facile, e non è facile raccontarla. Le persone transgender sono riservate, non parlano di sé, perché la sofferenza è grande. Se però avvertiamo che chi ci sta di fronte ci ascolta con rispetto e attenzione, si apre uno spiraglio e le parole vengono su dal cuore.
Una cosa la posso dire con certezza, da subito: Dio è stato sempre vicino a me. La mia famiglia era molto cattolica, con una frequenza assidua alla messa e ai sacramenti. Da bambino sono stato circondato dal loro amore e da loro ho imparato quali sono le cose importanti, le cose a cui tengo ancora oggi.
Quando sono diventato più grande ho fatto anche il catechista in parrocchia. Sentivo dentro di me di poter dare qualcosa alla Chiesa e per questo ho anche iniziato un percorso in seminario: avvertivo dentro di me il desiderio di donare la vita al servizio degli altri.
Sperimentavo, però, dentro di me una confusione riguardo alla mia identità, mi sentivo diverso dagli altri ma non avevo le idee chiare. Cercavo risposte, ma non avevo nessuna persona di riferimento. Una volta mi chiesero di indicare tre cose positive e tre cose negative della mia vita: mi feci coraggio e, in confessione, tra le cose negative dissi che mi sentivo attratto dagli uomini. La mia esperienza in seminario finì lì: mi mandarono via, non era possibile per me continuare il percorso. «Puoi fare altre cose nella Chiesa», mi dissero, quando salutai i miei superiori.
Cominciò un periodo molto difficile. Dentro di me cominciai a sentire che la mia vera realtà era di donna, ma cercai di reprimere queste sensazioni. Ne avevo paura, mi sentivo una persona sbagliata, e mi sentivo in colpa nei confronti della mia famiglia, che mi voleva così bene.
Non avevo nessuno con cui parlare, ma in questi momenti così dolorosi Dio mi è stato sempre vicino. Parlavo con lui nella preghiera, cercavo conforto, cercavo di capire la mia strada.
A venticinque anni capii chi ero e iniziai il mio percorso di transizione. Anche questo è stato un periodo di sofferenza e solitudine. Mi allontanai dalla Chiesa, mi sentivo giudicata. Però ho sempre incontrato persone buone, amici, suore, sacerdoti, che mi hanno accolto senza fare domande, che mi sono state vicino. La loro vicinanza ha rappresentato per me la vicinanza amorevole di Dio.
Oggi sono più serena: le persone buone e i sacerdoti che mi accompagnano mi fanno sentire di nuovo parte della Chiesa. La cosa che apprezzo di più è che non mi fanno sentire a disagio, e mi trattano come una persona, senza sguardi di giudizio o commenti offensivi.
Dio è sempre stato ed è sempre con me: se Lui mi ha fatta così e ha fatto in modo che le cose andassero così, per me va bene. Ho fiducia in Lui e non ho più paura.
* Testimonianza raccolta nell’ambito del progetto “Nati due volte”, con cui i volontari del Progetto Gionata vogliono raccontare i cammini di fede delle persone transgender e dei loro familiari. A maggio 2025, in occasione delle Veglie di preghiera per il superamento dell’omotransbifobia, alcune di queste storie saranno raccolte da La tenda di Gionata in un libretto a stampa gratuito che racconterà i percorsi di fede delle persone transgender, cattoliche e evangeliche, e dei loro familiari nelle diverse chiese. Una raccolta di testimonianze con cui vogliamo tessere un ponte di conoscenza tra questi due mondi spesso lontani, per contribuire a buttare giù muri e pregiudizi. Per leggere le testimonianze che abbiamo già raccolto clicca su https://www.gionata.org/tag/nati-due-volte/ . Se vuoi aggiungere la tua scrivi a tendadigionata@gmail.com PASSAparola