Come genitori cristiani vogliamo abbracciare i nostri figli LGBT e la nostra chiesa
Testimonianza di Corrado e MIchela del Gruppo Davide di Parma, su “Liberare le esistenze” ritiro con i cristiani LGBT e i loro familiari organizzato dalla Diocesi di Torino (6-8 gennaio 2017)
Venerdì 6 gennaio e sabato ci hanno visti partecipi al ritiro organizzato a Torino dal tavolo di lavoro “Fede e Omosessualità” coordinato da Don Gianluca Carrega, su mandato della Diocesi, sul tema “Liberare le esistenze”. Ci è molto dispiaciuto non poter essere presenti all’incontro con l’Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, ma due impegni importanti nella nostra parrocchia ci hanno richiamato a Parma prima della conclusione.
È stato stimolante iniziare questi momenti di riflessione, di incontro e poi anche di preghiera, chiedendoci: quale è la nostra caratteristica fondamentale? cosa ci ha spinti a venire a Torino? Per quanto riguarda me e Michela potremmo dire che la nostra caratteristica fondamentale è il fuoco che ci divora da quando, quattro anni fa, nostro figlio Simone omosessuale ci ha chiesto: “ma voi cosa fate per me e per quelli come me?” È stato come ci avesse buttato sulle spalle un mantello che brucia e che non ci fa più tacere né stare quieti.
Volevamo ascoltare la dottoressa Arianna Petilli psicologa ed esperta delle dinamiche di conflitto presenti nelle persone omosessuali specie credenti e del loro senso di colpa, verso se stessi e verso la propria famiglia; di omofobia interiorizzata e sociale; di senso di colpa etico e ascoltando questo ci siamo sentiti molto arricchiti. Inoltre, e ancor più, abbiamo ascoltato e incontrato le vite e le esperienze di tante persone, che, alla luce della fede, diciamo essere fratelli e sorelle.
Abbiamo ascoltato e incontrato soprattutto i loro cammini, le loro sofferenze, le loro speranze, espressi “alla luce del sole “, anche se la sala che ci ospitava non era proprio tale… Abbiamo ascoltato Nicola che ci ha detto “dopo 25 anni di rottura con la Chiesa, vengo per cercare di capire…” e Vincenzo che dice “mi interessa questa proposta perché viene da una Diocesi…” e Cristian “perché il Signore possa guarire le ferite che ho dentro…”.
Distacco e interesse; sofferenza e speranza; negazioni e scoperte; incomprensioni… incomprensioni… incomprensioni. Questo abbiamo ascoltato. Ci ha colpito con grande dolore sentire come molti di questi fratelli siano stati rifiutati proprio dai loro confessori.
Molti di loro infatti si sono allontanati dalla Chiesa perché si sono sentiti dire “tu sei condannato all’inferno“, oppure “sposati che ti passa” oppure “vivi in castità” senza pensare che questa non può essere un’imposizione, ma una scelta!!
Come genitori credenti ci sentiamo di dover tenere stretti con una mano questi nostri figli e figlie che amiamo più della nostra vita e accogliamo come dono prezioso e con l’altra nostra Madre, la Chiesa, che ci ha generati alla fede (sì, siamo stati generati alla fede !! la fede ci è stata data in dono!!) senza abbandonare nessuno di essi, costi quel che costi.
Come genitori sentiamo anche forte di proporre agli uni e all’altra il nostro “dover essere”. Siamo genitori e questo ci compete.
Vogliamo come genitori insieme a questi nostri figli, chiederci da cristiani adulti cosa possiamo fare noi per la Madre Chiesa, quali carismi possiamo donarle lasciandoci interrogare da quell’Amore che tutti ci ha salvati.
Allora vogliamo innanzitutto essere visibili: il tempo della invisibilità e della vergogna è finito.
Inoltre chiediamo la grazia di vivere con consapevolezza la nostra dignità di figli di Dio, amati e pensati come dono prezioso, fatti proprio così e amati così.
“Tu sei il figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17).
A Dio Padre piaciamo proprio così!!
Ecco allora le prime due parole: visibilità e dignità.
Alla nostra Madre, la Chiesa, chiediamo ascolto, cammino, conoscenza reciproca, con il cuore di Gesù. Chiediamo alla Chiesa italiana di estendere in tutte le Diocesi l’esperienza fatta nell’Anno Santo, di confessori e di missionari della misericordia, che sappiano ascoltare ed amare con il cuore di Gesù. Alla Madre Chiesa chiediamo il cuore di Gesù.
A noi genitori credenti chiediamo di poter vivere fino in fondo il nostro “Stabat”.”
Per contattare Corrado e Michela scrivere a corradoemichelagruppodavide@gmail.com