Non vedere il dolore causato dalla teologia usata contro le persone LGBT è ignorare il messaggio di Cristo
Testimonianza di Alicia Johnston, una lesbica avventista, pubblicata sul sito Believe Out Loud (Stati Uniti), liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata
La scorsa notte ho partecipato al funerale di mio padre. Per anni ho rimandato il mio coming out a causa della sua malattia. Sapevo che già affrontava la sua fragilità e la morte imminente, e aggiungere la complessità della mia identità LGBT avrebbe potuto schiacciarlo. Era il tipo di uomo che, vedendo una coppia dello stesso sesso in TV, cambiava canale disgustato, deciso a non guardare più quel programma.
Non mi pento di non avergli mai detto chi sono, né credo che lo farò mai.
Se avessi confessato di essere queer, per lui sarebbe stato come rinnegare Dio. Ma per me, significa seguire il volere di Dio, accogliendo l’amore e la verità che risiedono nel cuore che Dio mi ha donato. Mio padre non l’avrebbe capito.
Dopo la sua morte, guardandolo nel suo ultimo sonno, mi sono resa conto che non avrebbe mai conosciuto la vera me. Ho pianto disperatamente per tutto ciò che avrei voluto condividere con lui, ma che non ho potuto.
Il servizio funebre è stato un momento di grande amore e sostegno. Gli amici e i membri della mia chiesa, dove sono pastora, hanno ricordato mio padre con parole sincere, abbracciandomi e assicurandomi che lui fosse orgoglioso di me.
Ma so che presto tutto cambierà. Tra poche settimane, quando rivelerò apertamente la mia identità bisessuale, la stima che queste stesse persone nutrono per me si sgretolerà.
Al momento, rappresento per loro una conferma di ciò che la chiesa insegna, un modello di pastora avventista. Ma, presto, non vedranno più la mia vocazione come un segno della grazia divina. Diventerò una minaccia perché amo anche le donne.
So già che non potrò più essere pastora in questa o in altre comunità avventiste.
La teologia della mia chiesa, con la sua posizione contro le persone queer, spezza qualcosa di bello: la comunità cristiana, che può essere un rifugio d’amore e di accoglienza, diventa invece luogo di silenzio e vergogna per chi, come me, è queer.
Nelle chiese tradizionali, le persone LGBT affrontano scelte impossibili: nascondere o demonizzare il proprio essere. Questo prezzo è insostenibile, soprattutto quando l’amore che proviamo non è un peccato, ma un dono.
Amare e vivere pienamente come Dio ci ha creati è troppo per una comunità che preferisce escludere piuttosto che includere. Tuttavia, il Vangelo non è mai stato destinato a pochi eletti, ma a tutti. E ignorare il dolore causato dalla teologia anti-LGBT è ignorare il cuore stesso del messaggio di Cristo.
Testo originale: ADVENTIST. Theology Ruined My Father’s Memorial Service