Zaccheo tra gli ulivi. Dal primo incontro regionale dei cristiani LGBT di Puglia
Riflessioni del gruppo Zaccheo dei cristiani LGBT di Puglia sul primo incontro regionale dei Cristiani LGBT pugliesi del 16 febbraio 2020
Dopo i primi incontri tra dicembre 2019 e gennaio 2020, il cammino di fraternità ZACCHEO ci vede riuniti per la prima volta in pieno febbraio, da nord a sud della Puglia, sotto un sole di una domenica più primaverile che invernale: un puntino verde in mezzo alla roccia, una macchia di olio in mezzo all’acqua, una piccola chiesetta sperduta tra gli ulivi del Gargano. Teneri abbracci fuori la chiesa, sguardi e sorrisi sotto il sole, mentre il richiamo delle campane ci invita alla messa.
In chiesa c’è un padre camilliano, Padre Alfredo, seduto a terra con i bambini, e del Vangelo ne fa pane e vino da passare anche ai più piccoli, anche loro come noi affamati d’amore. E così che in una delle pagine del Vangelo di Matteo ci viene rivelata una sapienza che ci rende capaci di vivere da piccoli uomini con una grande speranza: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.”
Il passaggio tra il vecchio e il nuovo, tra la legge e la grazia, tra la regola e la tenerezza ci avvicina tutti ad una nobiltà spirituale, in una logica cristiana che ci spinge a fare di più di quello che ci viene richiesto dalla norma: non può la legge dominare la vita, perché rischia di renderla senza amore, dunque una vita senza Dio.
E a distanza di pochi giorni, come un’eco, ritorna l’esempio di San Valentino, che supera la regola e la norma, e in nome di quell’unica legge – L’AMORE – decide di sposare una donna cristiana e un uomo pagano. Valentino crede fortemente nell’amore di quei due amanti, crede che quell’amore sia vera espressione e immagine di Dio: crede a tal punto da trasgredire la legge e patire il martirio.
Un amore possibile in una legge impossibile, una pagina del vangelo profetica per il nostro incontro, uno specchio della realtà che noi omosessuali viviamo, ma che spesso la norma manda in frantumi, costringendo a dimenticare che Gesù vuole che tutti gli uomini e tutte le donne siano salvi e salve. E di questa salvezza si continuerà a parlare nell’incontro dopo la messa.
ZACCHEO TRA LE BRACCIA DEL PADRE
P. Alfredo ci introduce la figura di Zaccheo e ci ricorda ancora che Gesù chiama per nome un uomo disprezzato da tutti: “Ancora una volta il Vangelo ci dice che l’amore, partendo dal cuore di Dio e operando attraverso il cuore dell’uomo, è la forza che rinnova il mondo” (Benedetto XVI, Angelus 04.11.07) e che
“Dio non esclude nessuno” (Benedetto XVI, Angelus 31.10.10).
E in una società, in una famiglia, in una comunità che tende ad escludere, condannare, emarginare, discriminare, ecco che P. Alfredo ci ricorda che lo sguardo di Gesù va oltre i pregiudizi: “Lo sguardo di Gesù (…) vede la persona con gli occhi di Dio (…); Gesù non si rassegna alle chiusure, ma apre sempre a nuovi spazi di vita” (Francesco, Angelus 30.10.16).
“La figura di Zaccheo è molto simile alla persona Lgbt oggi”(P. J. Martin): noi cerchiamo di scorgere Gesù, ci sforziamo di avvicinarci, e Lui ci offre un segno di benvenuto pubblico e allo stesso tempo scandaloso. Sì, perché In fondo è scandaloso accogliere pubblicamente persone Lgbt.
Per Gesù il cuore dell’accoglienza sta proprio in questo dolce scandalo e in questa scandalosa dolcezza, in questo chiamare per nome e riconoscere un’identità, una personalità, una unicità: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Luca 19,5)
ZACCHEO NELLA CASA DEI GIOVANI
L’incontro continua presso la Casa dei Giovani accanto la chiesetta. Zaccheo cerca la sua identità in una casa, nella sua intimità:
– “essere” prima di “fare”; esserci come tentativo di un dialogo possibile con la comunità cristiana pugliese;
– “testimoniare ed evangelizzare” con i suoi primi vagiti, in maniera capillare da nord a sud della Puglia, creando nodi territoriali che sappiano interfacciarsi con le Diocesi di riferimento e con le esigenze locali, incrociando così i percorsi pastorali in atto;
– “sentirsi un corpo unico” non tanto nella logica di gruppo, quanto nella logica della Trinità che opera, seppure in tre persone diverse, in una unicità; pertanto riconoscersi simili ma non uguali, riconoscersi unici e irripetibili, ciascuno con i propri doni, limiti, carismi, fragilità; riconoscersi differenti ma uniti nello Spirito, con lo stesso sangue di Cristo, in quanto figli di uno stesso Padre;
– “accogliere” e mettersi in ascolto; l’ascolto è una logica del vero cristiano che ti permette di entrare nell’intimità dell’altro; l’ascolto e l’accoglienza sono entrambi anche un atto creativo; Maria ha concepito il Figlio dell’Eterno con l’orecchio, ascoltando, accogliendo, custodendo, servendo;
– “essere seguiti spiritualmente” perché ciascuno di noi possa fare un percorso di discernimento sulla propria vita e vocazione;
– “declinare un logo” come un segno chiaro e distintivo; la nostra vita è continuamente attraversata da segni; il logo diventa così un segno di appartenenza, un segno in cui riconoscersi e farsi riconoscere;
– proporre “incontri regionali” sempre più cadenzati e decidere di volta in volta luogo, logistica, tempistica e tematiche;
– accettare proposte di “testimonianza” presso le diocesi o presso altri gruppi cristiani;
– “partecipare” ai ritiri nazionali, agli incontri degli esponenti, al forum nazionale e alle varie attività che ci vengono proposte per il nostro cammino di cristiani Lgbt;
– organizzare il ritiro nella “Giornata Mondiale contro l’Omofobia” a Maggio 2020;
A chiudere il primo ritiro regionale di ZACCHEO non potevano mancare le parole del Re David: “Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda” (Salmo 138)