Mamma dopo la transizione «sarò io, anzi ero già chi sarò!»
Testimonianza* di Luisa Turci, una madre cristiana con un figlio transgender, socia de La tenda di Gionata e di Agedo Rimini-Cesena.
Manu aveva sedici anni. Quella sera, al mio rientro a casa, mi butta lì il suo coming out dicendo: «Ma’, a me pare che mi piacciono sia i maschi che le femmine». Mi arriva come un granchio allo stomaco: che sta succedendo? Avrò sbagliato qualcosa? Sarà solo in confusione? Sentivo profondamente dentro di me, la sensazione di essere arrivata a un punto di svolta.
Vengo da una famiglia con religiosità convenzionale e frequenza occasionale delle celebrazioni liturgiche. Da ragazza non ho avuto una vita parrocchiale e neanche una vera vita di fede, anche se, da sempre, avvertivo il bisogno di qualcosa che non sapevo definire e che mi rendeva inquieta, incostante, turbolenta. Era il “germe”, l’esigenza profonda della relazione, della comunità – ma non lo sapevo.
A venticinque anni ho incontrato Gesù, nell’esperienza totalizzante della Comunità Papa Giovanni XXIII. La condivisione diretta della vita con persone con diverso tipo di disagio, ventiquattro ore al giorno, è stata la mia salvezza, mi ha dato un senso e un gusto della vita mai provato sino ad allora. Nella comunità ho conosciuto Fabio, ci siamo sposati, abbiamo aperto una casa-famiglia.
Dopo alcuni anni è nato Manu quando in casa eravamo già in quindici! Fin da subito Manu ha imparato a non avanzare troppe richieste, a non dar fastidio, stava con chiunque lo lasciassi. Questa esperienza che Manu ha vissuto nei primi anni di vita gli resta come imprinting in quel modo speciale che ha di ascoltare, essere affidabile e spesso d’aiuto per amiche e amici. Poi la morte di mio marito quando Manu aveva quattro anni, una sofferenza acuta trasformata poi in una sofferta consapevolezza di assenza-presenza del padre (così simile alla nostra esperienza di fede: c’è ma non si vede).
La sera del coming out tutto questo mi tornava in mente, nel cuore e nello stomaco, insieme ai miei sensi di colpa per il mio modo di essere femminista o a volte denigratorio della maschilità quando è tossica, o anche per la mancanza di una figura maschile in casa. E, ancora, ricordavo le sue preferenze per il vestito di Zorro o di Spiderman a carnevale, agli amici per lo più maschi che invitava a casa per giocare con le figurine o a fare la lotta. E ancora, mi rimproveravo di non essere mai stata una mamma sciolta nelle effusioni, ma soprattutto di non aver mai imparato a giocare, cosa che spesso Manu mi chiedeva.
Nel tempo, avevo chiuso la casa-famiglia, mi ero inventata un lavoro che mi consentiva di essere a casa di pomeriggio per essere accanto a Manu nei suoi piccoli o grandi bisogni. La mia esigenza profonda di essere in relazione con gli altri non è mai venuta meno, così come la mia relazione con Gesù è rimasta sempre la mia compagnia e la mia passione principale, ma la mia postura nella Chiesa ha vacillato per molti anni forse anche per reazione all’impostazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
È stato grazie a Manu e alla sua frequentazione delle attività parrocchiali e del gruppo scout che mi sono riavvicinata alla Chiesa attraverso la mia comunità parrocchiale e alla sua rete di relazioni decidendo di rendermi disponibile per alcuni servizi. Fin dalla sua nascita cercavo di trasmettere a Manu la mia esperienza di fede nelle sue diverse fasi sia di grande trasporto sia di criticità, ma forse lui non aveva bisogno delle mie complicazioni: Manu viveva infatti nella tranquillità e semplicità delle sue relazioni, anche dopo il coming out nel gruppo scout e in parrocchia non ci furono reazioni particolari da parte dei suoi capi.
Ma un’altra svolta mi aspettava… Nel 2021 Manu cominciò a chiedere, sia a me, sia al gruppo scout, di usare pronomi maschili nei suoi confronti. Mi sentii davvero smarrita, irrigidita, rifiutavo questa novità, mi pareva già di essere abbastanza aperta, di non aver mai fatto storie… credevo di essere aperta e invece non lo ero e soprattutto non conoscevo la realtà delle persone transgender se non quella conosciuta nella Papa Giovanni, che accoglieva persone trans provenienti soprattutto dal Brasile con storie dolorose e drammatiche e che per forza maggiore si prostituivano.
In un primo momento gli dissi con durezza di fare queste richieste fuori casa, non a me che avevo già un sacco di cose da fare, tanti pesi da portare… rifiutavo senza ascoltare quello che Manu stava scoprendo di sè, non volevo ascoltare, non ero in grado di capire se non la mia disperazione, credevo fosse una moda pericolosa, un capriccio anticonvenzionale del momento.
Ma Manu non ha mai mollato e non ha mai chiuso la comunicazione. Era circondato da molti amici e amiche nella sua stessa situazione, in casa venivano volentieri, e per me era l’occasione di incontrare persone come lui e di superare i miei pregiudizi. Questo tenere aperta la casa e il dialogo con Manu, anche se difficile e sempre teso, mi fu d’aiuto ma mi portò ancora più smarrimento fino a perdere la rotta.
Mi sentivo sola, incapace di gestire questa novità educativa, io che avevo esperienze di affidamento di adolescenti con storie drammatiche, io che avevo tante esperienze di “figli di altri” affidati a noi, adesso mi sentivo inadeguata, incapace di comprendere i passi da fare, sgomenta a causa dell’ignoranza su questi temi che scoprivo intorno a me. In questo momento di buio il mio problema non era il dubbio sull’amore di Dio per Manu e per le persone come Manu temevo però, nel profondo, il giudizio e la discriminazione che avrebbe potuto trovare nella Chiesa e nella società.
Era febbraio del 2022 quando, navigando sul sito de La Tenda di Gionata (che già da tempo conoscevo per un interesse legato alla mia precedente professione di educatrice), in uno dei momenti di maggior disperazione, noto per la prima volta una fascetta gialla in alto a destra che diceva “Servizio di ascolto Mi fido di te“. Quel pomeriggio cliccai quella fascetta gialla e si aprì per me la vera possibilità di ritrovarmi e rinnovare la mia relazione con Manu.
Piangendo scrissi la storia che stavo passando, l’inadeguatezza che vivevo, la paura di sbagliare che sentivo nel cedere e dare a Manu quel pronome maschile che faceva sentire lui riconosciuto e me una mamma sbagliata.
La persona volontaria che accettò di incontrarmi online fu la pedagogista Alessandra Bialetti: le sue parole mi tirarono fuori dal buio. Cominciai a fare i miei primi tentativi di scendere dalla mia garitta e ogni volta andava meglio con Manu, la tensione nel giro di poco si allentò, Manu cominciava a sentire che poteva esistere così come stava scoprendo di essere e che sua madre era accanto a lui.
Capii presto che si apriva per me un nuovo percorso, un nuovo modo di vedere la realtà, che la mia esigenza profonda di relazione adesso significava procedere insieme ad altri genitori, conoscere, studiare, approfondire, condividere questa realtà che fino a quel momento non sapevo esistesse. Anche per Manu parallelamente si aprirono giorni più sereni, nonostante tutto la breccia nel muro si era aperta e ogni giorno entrava un’altra aria e un’altra luce.
A ottobre di quello stesso anno iniziai a partecipare alle riunioni del gruppo Famiglie in cammino della diocesi di Bologna e da lì in poi sento di aver aperto le ali e spiccato il volo. Man mano che frequentavo l’incontro mensile con i genitori nella condivisione, illuminata dalla lettura del vangelo, nello studio, nell’ascolto, nella ricerca su questi temi sentivo che qualcosa si scioglieva dentro di me, che la realtà era lì davanti ed ero io che non la vedevo.
Se non fosse stato per Manu non avrei potuto vivere questa nuova fase di crescita personale e non avrei preso coscienza del dolore che procura la nostra ignoranza quando annulla l’esistenza delle persone, costringendole a nascondersi e a rendersi invisibili.
In questa nuova fase della mia vita ho sentito l’urgenza di fare qualcosa per migliorare le cose intorno a me, parlandone con la mia famiglia d’origine, al lavoro, con amiche e amici. Abbiamo contribuito con altre mamme a far partire nel nostro comune una Consulta per i diritti e le pari opportunità e stiamo promuovendo percorsi di formazione e condivisione di testimonianze, ma la sfida più grande è stata quella di avviare un gruppo di genitori con figli e figlie LGBT+ anche nella nostra diocesi.
Il mio percorso non è ancora finito e ancora ci sono deviazioni e scossoni. Qualche volta ancora sbaglio coi pronomi, soprattutto quando sono stanca e meno attenta. Un anno fa ho avuto un momento difficile nell’immaginare il percorso di affermazione di genere di Manu: mi ero concentrata su ciò che avrei perso, non avrei più sentito la sua voce con la tonalità di oggi, non avrei visto più questo suo viso, quella sua espressione che amo tanto e che mi ha conquistata fin dalla sua nascita: una volta iniziata la terapia ormonale nulla sarebbe stato più come prima!
Ho pianto tanto, finché in una discussione accesa Manu mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: «Tu dai troppo peso a queste cose, io sono e sarò io comunque, anzi ero già chi sarò!». A quelle parole ho sperimentato in me come un riassestamento di priorità, un ritrovare chiarezza: ho capito che ci sono realtà apparenti che si possono disperdere e realtà che devono venire alla luce.
Il mio lutto è finito, una novità di vita ci aspetta.
* Testimonianza raccolta grazie nell’ambito del progetto “Nati due volte”, con cui i volontari del Progetto Gionata vogliono raccontare i cammini di fede delle persone transgender e dei loro familiari. A maggio 2025, in occasione delle Veglie di preghiera per il superamento dell’omotransbifobia, alcune di queste storie saranno raccolte da La tenda di Gionata in un libretto a stampa gratuito che racconterà i percorsi di fede delle persone transgender, cattoliche e evangeliche, e dei loro familiari nelle diverse chiese. Una raccolta di testimonianze con cui vogliamo tessere un ponte di conoscenza tra questi due mondi spesso lontani, per contribuire a buttare giù muri e pregiudizi. Per leggere le testimonianze che abbiamo già raccolto clicca su https://www.gionata.org/tag/nati-due-volte/ . Se vuoi aggiungere la tua scrivi a tendadigionata@gmail.com PASSAparola